LA SEDUTA / THE READING
2017, 14”09’, Padiglione Italia 57, Biennale d’arte di Venezia, prodotto da In Between Art Film
2017, 14”09’, Padiglione Italia 57, Biennale d’arte di Venezia, prodotto da In Between Art Film
Milano, 1985. Vive e lavora a New York. Il suo film più recente After the Finish Line è stato proiettato a gennaio 2017 al Whitney Museum di New York come parte di Dreamlands, curata da Chrissie Iles. È una delle vincitrici del Graham Foundation grant 2016 e ha collaborato con il dipartimento di educazione della Serpentine Gallery di Londra per l’elaborazione del progetto Dependence, Independence, Isolation. Nel 2016 è stata finalista del Premio MAXXI, promosso dal Museo MAXXI di Roma e ha vinto il Premio Illy Under 35 conferitole in occasione della 16a Quadriennale d’arte. Altri tempi, altri miti, Palazzo delle Esposizioni, Roma. Tra le sue mostre personali più recenti: A Wave in the Well, Sursock Museum, Beirut (RL), 2016; The Classroom, a cura di Paola Nicolin, Milano (I), 2016; Movement Break, Kadist foundation, San Francisco (US), 2015; Playing Truant, Gasworks, Londra (UK), 2012; La Montagna Verde (Dove? Nel Deserto. Per Dove? Verso il nulla), a cura di Gabi Scardi, ViaFarini, Milano (I), 2011. Ha partecipato, tra le altre, a mostre collettive quali: The Eighth Climate, 11. Gwangju Biennale (ROK), 2016; 16a Quadriennale d’arte. Altri tempi, altri miti, Palazzo delle Esposizioni, Roma (I), 2016; Ennesima, a cura di Vincenzo de Bellis, Triennale di Milano (I), 2015; Undiscovered Worlds, the High Line Art, New York (US), 2015; Really Useful Knowledge, Museo Reina Sofía, Madrid (E), 2014; Utopia for Sale?, a cura di Hou Hanru, MAXXI, Roma (I), 2014. Ha tenuto laboratori, lezioni e seminari all’ESAD Grenoble, 2016, The New School, 2015, Sandberg Institute, 2015, Museo del 900, 2013, NABA, 2012, Birkbeck University, 2011 tra altre istituzioni. Ha studiato presso il Whitney Independent Study Program, 2012.
Il video di Adelita Husni-Bey La Seduta (2017) è stato realizzato attraverso un seminario tenutosi a Mannahatta (territorio di Lenape, noto come Manhattan, New York) con un gruppo di giovani, selezionati tramite un bando diffuso da i dipartimenti educativi di alcuni musei cittadini. Questo seminario, che si è svolto a febbraio 2017, comprendeva una serie di incontri, discussioni ed esercizi basati sul Teatro dell’Oppresso. Lavorando con l’artista e altri mediatori, i partecipanti hanno riflettuto sulle proprie relazioni con l’ambiente e con lo sfruttamento della terra, esaminando una serie di domande complesse relative ai concetti di estrazione, minaccia, tecnologia, uso, valore e vulnerabilità. Questi temi compaiono nel video sotto forma di un mazzo di tarocchi disegnato dalla stessa artista durante le recenti proteste indigene contro la costruzione di un gasdotto vicino alla Riserva di Standing Rock.
Nel video, i partecipanti, che sono seduti intorno a un tavolo, parlano del loro rapporto con la terra e il territorio da un punto di vista spirituale, coloniale e tecnologico, traendo ispirazione dalla lettura dei tarocchi eseguita con il mazzo di Husni-Bey. L’artista utilizza la lettura dei tarocchi sia come strumento magico sia pedagogico: i giovani – che nel video vedono queste carte per la prima volta – mettono a confronto una mentalità capitalistica basata sull’efficienza, che vede la terra come fonte di profitto da estrarre, con un’altra che la vede come qualcosa di strettamente intrecciato con la vita umana, da custodire e proteggere. Il film alterna i momenti della discussione attorno al tavolo ad altri dove i partecipanti eseguono una serie di esercizi di teatro sperimentale ispirati ai temi affrontati durante il seminario iniziale. Accanto al video, una serie di mani luminescenti in silicone realizzate da Husni-Bey sembra suggerire l’avvento di un futuro virtuale, prostetico, alludendo al nostro coinvolgimento nel consumo di risorse e in nuove forme di colonizzazione.
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