MUSE
Video 4K, 13’ 30’’
Courtesy l’artista, galleria Ex Elettrofonica e Fondazione In Between Art Film
Commissioned and produced by In Between Art Film for the project Mascarilla 19 – Codes of Domestic Violence
Video 4K, 13’ 30’’
Courtesy l’artista, galleria Ex Elettrofonica e Fondazione In Between Art Film
Commissioned and produced by In Between Art Film for the project Mascarilla 19 – Codes of Domestic Violence
La poetica di Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984) riguarda il rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive. Seguendo un approccio prevalentemente antropologico, la sua analisi indaga e documenta l’identità sia personale che collettiva relativa a uno specifico territorio mettendo in evidenza le diverse forme di scambio e trasformazione.
Elena Mazzi nel video Muse accompagna per mano lo spettatore nell’incubo della violenza di genere attraverso la bellezza straniante delle statue greco-romane conservate nell’Antiquarium della Domus Grimani a Venezia. Il video inizia con delle inquadrature di particolari di interni come se quelle sale fossero ancora vissute mentre una voce narrante ci porta nell’intimità della persona che abitava, o forse ancora abita, quelle stanze solitarie. Il ritmo visivo cambia quando la camera comincia ad inquadrare particolari anatomici dei corpi e dei volti di uomini e donne dell’antichità, corpi restaurati, rimessi insieme, tagli e suture nel marmo, dettagli su mani dalle dita mozzate, gambe e corpi che si susseguono, mettendo in relazione statue maschili e femminili da diverse angolazioni, con luci naturali che tagliano gli sguardi. Sono statue trafugate da altri luoghi, in un’epoca di crudo colonialismo che stride con il perfetto equilibrio estetico in cui sono allestite. Sono corpi che ci raccontano storie lontane, di relazioni amorose, di violenza, di mito, di saccheggio, di morte e di rinascita. La voce narrante ci parla di stupri, di rapimenti e di dei violenti che non esitano a trasformarsi per poter raggirare le loro prede sessuali, esseri umani disarmati e bellissimi sia uomini che donne. Il testo è stato costruito selezionando alcuni miti in cui la violenza è il fulcro del racconto e inserendolo in una narrazione più ampia che mette in relazione quel passato mitologico con la contemporaneità mettendo in evidenza come certe dinamiche comportamentali si ripetano ancora oggi sempre uguali. Questa narrazione visivamente potente ci porta in un mondo violento, quello del mito, fatto di sopraffazione e dominazione e in cui questa violenza viene agita direttamente da un Dio iroso e desiderante.
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