“Come si può creare un film labirintico?”, si è chiesta l’artista e regista Anna Franceschini. La risposta si trova nel suo video BUSTROFEDICO (2019) e consiste nello sviluppare una serie di trappole e trucchi.
Realizzato come evento speciale e conclusivo della mostra “Neither Nor: The challenge to the Labyrinth”, a cura di Milovan Farronato per il Padiglione Italia della 58° Biennale – Esposizione Internazionale d’Arte, BUSTROFEDICO ha trasformato il Padiglione in una grande macchina visiva, cioè un dispositivo cinematografico in sé. Il display ha agito come una scena spazio-temporale, mentre il film ha offerto un’esperienza alternativa del Padiglione.
La scrittura che cambia direzione su ogni riga è chiamata bustofedrica. Va da sinistra a destra, poi da destra a sinistra e così via. Nei “percorsi di ritorno”, anche le singole lettere sono scritte al contrario. È questa l’idea che, sin dall’inizio, ha dato forma all’interpretazione cinematografica della mostra.
BUSTROFEDICO esamina i confini dei generi cinematografici, dal documentario al thriller, costruendo un’opera fluida e “senza genere” (in riferimento a categorie identitarie e cinematografiche). BUSTROFEDICO si svolge nello spazio interstiziale del “film display”, un ibrido che Franceschini ha esplorato nelle sue ricerche più recenti. L’artista ha infatti combinato e intrecciato il linguaggio del cinema e della documentazione, attraverso quelle modalità estetiche specifiche dell’allestimento ed esposizione degli oggetti. In questo modo il film non diventa solo uno dei dispositivi che contribuiscono alla memoria del Padiglione stesso, ma agisce contemporaneamente come uno dei suoi strumenti di analisi e critica.